Un successo andato oltre le più rosee previsioni: questo il bilancio a conclusione delle celebrazioni dedicate al 60° anniversario dell’ultimo Gran Premio di Posillipo, una delle corse più spettacolari del passato, svoltasi dal 1934, quando si chiamava ancora Coppa Principessa di Piemonte e trionfò Tazio Nuvolari su Maserati, al 1962, quando le Ferrari Dino 156 di Willy Mairesse e Lorenzo Bandini sbaragliarono il campo doppiando tutti i 15 avversari.
Nell’impossibilità di rivivere i fasti del passato sulle strade del circuito cittadino dei tempi andati (le strade sono dissestate) gli organizzatori del Casco Azzurro Motor Club hanno deciso di allestire l’evento rievocativo in una cornice diversa, ma altrettanto suggestiva, ovvero sul lungomare Caracciolo, negli stessi luoghi che nel lontano 1999 – come ha tenuto a ricordare il presidente ACI Sticchi Damiani – avrebbero dovuto ospitare un evento denominato Napolincorsa, incentrato su una gara del CIVT ma cancellato meno di una settimana prima del via per beghe politiche. “Avendo partecipato in gioventù a ben sei edizioni del Rally della Campania – ha detto Sticchi Damiani – sono particolarmente legato a questi luoghi e spero davvero che manifestazioni come questa possano risvegliare l’interesse per l’automobilismo”.
Da sin: Piero Nappi, Angelo Sticchi Damiani, Paolo Scudieri e Cosimo Turizio
Grazie all’iniziativa del Casco Azzurro, e in particolare del suo presidente Paolo Scudieri, si è dunque ritornati, a distanza di 23 anni dalla beffa dell’evento sfumato, su questo palcoscenico da favola, con il Vesuvio da una parte, la collina di Posillipo dall’altra e Capri di fronte, per allestire un autentico spettacolo dedicato al motorismo storico: in mostra 44 macchine d’epoca divise nelle categorie Anteguerra, Fino al 1965, Fino al 1995 e Racing. Queste ultime, integrate anche dalla presenza di alcune supercar moderne (Ferrari e Lamborghini in testa) hanno avuto anche la possibilità di esibirsi in un giro a circuito chiuso, suscitando stupore e ammirazione tra gli spettatori.
Su una delle auto della categoria Racing, la 488 con cui Scudieri gareggia nel Challenge Ferrari, ha preso posto anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, dichiaratosi alla fine entusiasta dell’esperienza fatta al fianco del gentleman-driver napoletano. Con casco integrale e cinture allacciate, il primo cittadino si è lasciato trasportare a bordo della Ferrari, e alla fine ha dichiarato pubblicamente la sua soddisfazione. “Tra l’altro – ha tenuto a dire – dopo aver accumulato soltanto esperienze teoriche sul carbonio, nei miei studi universitari, oggi ho avuto per la prima volta l’opportunità di toccare con mano questo materiale che domina gli interni della Ferrari”.
Tra le auto del comparto Racing non sono mancate autentiche perle, tra le quali alcune rarità della collezione Turizio: una Hesketh Formula 1 degli anni 70 (vedi foto), la March-BMW Formula 2 con la quale prese parte ad alcune gare dell’Europeo, e la mitica Fiat 128 Coupé-Trivellato con cui lo stesso pilota napoletano vinse nel 1973 il campionato italiano Turismo Classe 1300 battendo a sorpresa le Alfa Romeo GTA.
Di grande appeal anche la Giulietta Sprint Veloce della Scuderia del Portello, l’auto con la quale la coppia composta da Prisca Taruffi e Antonio Maglione vinse la Carrera Panamericana storica del 2002. “Il nostro museo dinamico ha colto con molto piacere l’opportunità di esibire una propria macchina a Napoli, nella terra del fondatore dell’Alfa Nicola Romeo” ha tenuto a dire il patron della Scuderia del Portello Marco Cajani.
La giuria del Concorso Casco Azzurro ha però premiato, tra le auto da competizione, un’altra rarità: la Delta S4 del 1985 che la Lancia affidò a Marku Alen e al suo navigatore Kivimaki. Un’autentica icona dei rally, anche se il cambio dei regolamenti impose una rapida uscita di scena alla fine del 1986. A ritirare il premio si è presentato a Napoli Maurizio Zarnolli, ovvero il meccanico che curò l’assistenza tecnica per il grande pilota finlandese (un autentico genio dei motori che nel corso della manifestazione ha fatto sfoggio di una competenza che ha lasciato un po’ tutti a bocca aperta).
Un’altra Lancia, la vetusta Artena del 1934 guidata dal proprietario Teodoro Cotumaccio, ha vinto il premio destinato alle auto del periodo anteguerra. Il riconoscimento è stato assegnato non solo per le ottime doti di conservazione, ma anche per la storia dell’esemplare in concorso: pur se mancano prove ufficiali e documentate, secondo alcune fonti l’auto sarebbe infatti quella che riportò a Napoli, dopo la conclusione della guerra, il tesoro di San Gennaro, che era rimasto custodito in Vaticano durante il conflitto.
A completare il dominio del marchio Lancia l’Aurelia B24 America dei principi Carlo e Gabriele De Bonis, impostasi nella categoria Fino al 1965. Un premio “inevitabile” sia per l’impeccabile restauro, sia per la rarità del modello, prodotto in soli 149 esemplari.
Rarissima è anche l’auto che ha vinto il premio nella categoria fino al 1995, ovvero la Jaguar XJ 220 della collezione Turizio, supercar del 1993 prodotta in soli 281 esemplari e unica al mondo di colore rosso (oltre al prototipo numero 2). Fino al 1994 – vale la pena ricordarlo – ha detenuto il record di velocità massima tra le vetture in produzione, con 350 km/h.
Un’altra auto inglese s’è aggiudicata il riconoscimento di Best of Show. E’ la Rolls Royce 20/25 Sedan carrozzata Hooper del 1933: un capolavoro d’eleganza e di sofisticheria meccanica prodotta in appena 16 unità e di recente acquistata all’asta da Scudieri.
Non ha ricevuto alcun premio, invece, quella che tutti hanno riconosciuto come l’autentica regina della manifestazione, ovvero la Maserati 6C34M messa a disposizione degli organizzatori dal Museo Panini di Modena: un omaggio apprezzatissimo, in quanto con una delle cinque unità prodotte Tazio Nuvolari vinse nel 1934, sul circuito di Posillipo, la prima delle 19 edizioni del Gran Premio, quando la corsa veniva ancora denominata Coppa Principessa di Piemonte. “Considerando la rarità del modello, la sua storia, il suo curriculum, il suo stato di conservazione, abbiamo ritenuto che questo autentico capolavoro non potesse essere messo in competizione con nessun altro – ha spiegato lo speaker della manifestazione Antonello Salzano -. Ci ha inorgoglito avere il privilegio di esporla, ma abbiamo ritenuto inopportuno metterla in concorrenza con altre auto”.
“Non s’è mai vista una regina che si misuri con altri, si è regine e basta” ha incalzato da parte sua Anita Salzano, membro “tecnico”, con Antonino Puorto, della giuria composta dal presidente dell’Automobile Club Napoli Antonio Coppola, dal presidente della Camera di Commercio Ciro Fiola, dall’esperto di moda Maurizio Marinella (sue le cravatte firmate Casco Azzurro), dall’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, dall’assessore De Jesu e dal presidente di Marevivo Carmine Esposito. Della compagine giudicatrice avrebbero dovuto far parte anche il presidente dell’ACI Angelo Sticchi Damiani e il direttore di Quattroruote Gianluca Pellegrini, ma sono arrivati in ritardo e si sono limitati ad approvare le scelte dei colleghi.
Al di là del Concorso riservato alle auto d’epoca, la manifestazione ha reso omaggio anche ad alcune personalità del motorsport, sia sul fronte dei piloti sia dei dirigenti. Rimediando alla mancata assegnazione – causa Covid – del Premio Casco Azzurro 2021, è stato finalmente festeggiato Piero Nappi, straordinario gentleman-driver napoletano distintosi nelle più svariate categorie, gareggiando in pista e su strada anche ai massimi livelli internazionali (Le Mans e Pikes Peak comprese).
Il premio Casco Azzurro alla carriera è stato invece assegnato al fratello Ciro Nappi, storico fondatore della Scuderia Vesuvio, ancora oggi attivissima sotto la gestione di Valentino Acampora. Tra i dirigenti sportivi, riconoscimenti alla carriera sono andati a Mimmo Lobello (storico delegato CSAI per la Campania) e a Pasquale Cilento, che ne ha ereditato il ruolo, oggi con ACI Sport. Un premio alla memoria è stato consegnato inoltre ai familiari dell’ingegnere Gennaro Pezzella, storico commissario tecnico conosciuto e stimato (in alcuni casi “temuto”) per oltre 50 anni nell’ambiente delle corse.
Premi alla carriera sono andati inoltre a Luciano Culotta, storico fondatore dell’Autotecnica Veloce nonché ottimo pilota con vetture Abarth e Opel, e a Giancarlo Bruno, noto nell’ambiente delle corse per i molteplici incarichi come ingegnere di pista (indimenticabile il titolo mondiale vinto con Gabriele Tarquini) e per i commenti dai box dei Gran Premi di Formula 1 quando ancora la Rai seguiva le gare della massima categoria.
Tra gli ex piloti, il premio Casco Azzurro alla carriera è stato assegnato ad Antonio Maglione, che del club è membro effettivo ed ha esibito, nel corso della cerimonia di premiazione, la coppa vinta a Napoli nel 1960, quando tagliò da vincitore il traguardo nella corsa riservata alle monoposto di Formula Junior, al volante di una De Sanctis-Fiat.
La scuola napoletana di piloti, del resto, può vantare figure di primissimo piano: tra le tante quella di Luigi Bellucci, che sul circuito di Posillipo totalizzò ben 14 partecipazioni collezionando 7 vittorie nelle categorie Sport e Turismo, due terzi posti e altri lusinghieri piazzamenti. Da non dimenticare anche la vittoria del campionato italiano Gran Turismo ottenuta nel 1964 da Corrado Ferlaino e, soprattutto, le imprese di Maria Teresa De Filippis, la “prima donna” della Formula 1, che intraprese la carriera sportiva con una Urania-BMW assemblata da Taraschi oggi custodita gelosamente dalla famiglia Veneruso, che l’ha esposta con orgoglio sul lungomare napoletano accanto alla Maserati del ’34.
Particolarmente significativo l’omaggio a Mennato Boffa, unico napoletano vincitore del Gran Premio di Posillipo, nell’edizione del 1960, al volante di una WRE-Maserati. I figli Vito e Luisa hanno ritirato il Casco Azzurro alla memoria, riconoscimento dovuto non solo per quell’indimenticabile successo “in casa”, ma anche per l’intera carriera, culminata nella vittoria di tre campionati italiani e in quattro apparizioni in Formula 1.
Il riconoscimento alla memoria ha dato lo spunto al presidente Scudieri e al vicepresidente Rivellini per lanciare la proposta di intitolare a Boffa una rotonda che si trova proprio al centro di quello che fu il circuito cittadino del Gran Premio. Il sindaco Manfredi si è dichiarato pubblicamente favorevole e si è impegnato ad investire della cosa la commissione toponomastica del Comune di Napoli.
La partecipazione del sindaco ha offerto anche l’occasione per rilanciare, 23 anni dopo la beffa della corsa sfumata all’ultimo momento sul circuito cittadino già allestito sul lungomare, la proposta di organizzare a Napoli qualcosa del genere a partire dal 2023. Ben consapevole delle esigenze imposte dai tempi, Scudieri non esclude la possibilità di allestire sul lungomare napoletano un evento internazionale dedicato non solo alle auto d’epoca, ma anche alle elettriche di nuova generazione, in modo da spettacolarizzare la transizione. Manfredi non si è sbilanciato più di tanto, ma ha ammesso che “Napoli ha bisogno di grandi eventi capaci di attirare turisti e di muovere l’economia” e ha plaudito all’evento che “tanto interesse ha suscitato in città”.
Il discorso, tra l’altro, non riguarda esclusivamente Napoli, ma anche il resto della Campania, e in particolare il litorale domizio, dove sorge, nel Comune di Cellole, in provincia di Caserta, un piccolo impianto ampliabile fino a trasformarsi in un autodromo internazionale (il progetto è stato da tempo approvato dalle autorità sportive). Sarebbe stato interessante raccogliere il parere di De Luca. Ma il presidente della Regione ha declinato l’invito.
Foto di Pippo by Capri
IL VIDEO