Vallelunga, inizio del 1968. Una vecchia Austin percorre lentamente gli ultimi metri che la separano dall’ingresso in autodromo. Ma non è sola. Al traino, tre Lotus di Formula Ford, a bordo una valanga di ricambi e al volante un irlandese trentasettenne. Un Pilota determinato a creare, primo in Italia, una vera scuola di pilotaggio. Portando con sé ottime esperienze agonistiche, molto entusiasmo e quella concezione anglosassone dell’automobilismo che, da lì in poi, sarà trasferita con efficacia a migliaia di allievi “apprendisti Piloti” italiani. Al timone di quell’insolito “convoglio”, definibile come Austin – Lotus – F. Ford, un certo Henry Morrogh.
Classe 1931, nato a Dublino, giunge in Italia compiendo un percorso “motoristico” che definire interessante è riduttivo. Contrariamente ai desideri dei genitori, che speravano per lui un futuro da medico, avvocato o banchiere, a 17 anni è in Ford per fare un triennio di apprendistato in catena di montaggio. Di lì a poco, appena ventenne, le prime gare al volante della Ford Anglia di famiglia, in salita e nei rally, rivelano il suo talento naturale, tanto da aggiudicarsi la 3^ piazza assoluta nel combattutissimo West Cork Rally su sterrato. Ma l’automobilismo si rivela molto costoso per le sue possibilità, concetto che gli rimarrà ben presente per tutta la sua lunga carriera, e così approda con altrettanto talento alle due ruote guidando BSA e AJS 7R e facendo man bassa di pole e vittorie in molte gare nazionali. L’exploit gli vale l’incarico di collaudatore ufficiale della Norton e proprio con una Manx 500 continua a correre ad ottimi livelli, misurandosi persino con Piloti del calibro di John Surtees. Ma il primo amore, nel suo caso l’automobilismo, non si scorda mai ed il fascino delle monoposto è irresistibile. Dapprima con una Cooper 500 e quindi con una più performante Lotus 18, il giovane Henry inizia a cimentarsi con successo tra le “ruote scoperte” al ritmo di quasi 30 gare all’anno, vedendosi concedere da Colin Chapman lo status di Pilota semiufficiale Lotus. Morrogh continua in Formula Junior con la Lotus 20 ed arriva sino alle porte della Formula 1, quando vince la relativa selezione al volante della Cooper Climax di John Surtees. Ma lo sponsor “salta” e non se ne fa nulla. Tuttavia il talento rimane ed il carattere è molto determinato, così l’irlandese passa alle ruote coperte da Pilota ufficiale Renault all’inizio degli anni ’60: sarà proprio l’Alpine M64 a consentirgli di vincere, nel 1964, categoria ed “indice di efficienza” alla 24 Ore di Le Mans ed alla 12 Ore di Reims.
L’idea di creare una scuola per piloti in Francia si concretizza proprio in quel periodo: si inizia da Magny Cours ed i primi allievi recano cognomi destinati a fulgidi successi, quali Jassaud, Servoz Gavin, Serpaggi e Cevert. Per Henry Morrogh, nel 1965, è tempo di varcare l’oceano, raggiungendo gli Stati Uniti e continuando a creare scuole in cui diffondere il suo metodo di insegnamento. Dapprima al Vineland Race Track nel New Jersey, quindi al Palm Beach International Track in Florida ed infine a Willow Spring che dista 140 chilometri da Los Angeles. Il rientro di Morrogh in Europa è datato 1967 e la rete dei contatti qualificati di cui dispone indica l’Italia quale scenario opportuno per trasferire e sviluppare la sua attività didattica, visto che l’automobilismo è in forte sviluppo ma ancora non esistono possibilità di apprendimento e di formazione per quanti vogliano praticarlo. Tra loro, certamente, il Direttore di Autosprint Marcello Sabbatini è determinante nel consentirgli di intraprendere le giuste scelte, come ricorda lo stesso Morrogh: “Inontrai Marcello Sabbatini a Monza, il lunedì dopo il Gran Premio del 1967, grazie all’interessamento di Pascal Ickx, fratello di Jacky: era un grande innovatore, una persona geniale! Per me è stato un vero e proprio consigliere, abile e sincero. Gli ho chiesto se ritenesse opportuno che aprissi una scuola in Italia e lui mi ha subito incoraggiato a farlo. Ma mi consigliò Vallelunga, non Monza. Certamente Marcello Sabbatini è stata una delle persone più importanti per la mia vita”.
I 50 anni di attività di Henry Morrogh in Italia partirono proprio da lì, da quei pochi metri che separavano la veccia Austin dal cancello d’ingresso dell’Autodromo di Vallelunga. Gli stessi pochi metri che, in una calda sera di settembre del 2018, separano il Park Hotel di Vallelunga, sede dei festeggiamenti dedicati al grande Henry, dall’accesso al circuito. 1968 – 2018: cinquant’anni nei quali migliaia di aspiranti Piloti hanno avuto modo di conoscere ed apprezzare le qualità umane e professionali di questo irlandese innamorato dell’Italia, stringendo i volanti delle monoposto della scuola che nel corso degli anni si sono via via evolute, pur sempre mantenendosi, per impostazione tecnica, nel “solco” voluto da Henry: ruote e pneumatici “stretti”, poca aerodinamica ed elettronica e cambio possibilmente a innesti frontali. Una “flotta” che ha visto transitare, tra gli altri, Piloti del calibro di Cheever, De Angelis, Giacomelli, Pirro, Ghinzani, De Cesaris, Stohr, Nannini, i fratelli Teo e Corrado Fabi, Zorzi, Coloni, Colombo, Francia, Campominosi, Leoni, Brancatelli e Ciccozzi, tutti al volante, a seconda del periodo, delle Formula Ford e Super Ford, Formula Italia e Fiat Abarth, Formula 3 sino alle attuali F. Mirage, F. Renault ed F.4. Tutte “strumenti didattici” a disposizione di nomi destinati a divenire celebri, 18 dei quali giunti sino alla Formula 1, con Jacques Villeneuve Campione del Mondo.
Tutte “palestra mobile” tra le dita di apprendisti piloti meno blasonati, ma non per questo meno importanti nell’attenzione che Morrogh ha dedicato loro nell’intento, riuscito, di far migliorare chiunque accedesse alla sua scuola. E proprio l’idea di un “automobilismo accessibile” a tutti è stata la costante di questo mezzo secolo di insegnamento della Henry Morrogh Racing Drivers School, nella convinzione che esistano molti più talenti di quanto le rispettive possibilità economiche abbiano evidenziato nella storia dell’automobilismo italiano degli ultimi 50 anni. Anni nei quali l’attività di Morrogh si è spostata da Vallelunga su tutti i circuiti italiani per l’effettuazione di corsi “itineranti” ed allo storico autodromo di Magione sino all’attuale Circuito del Sele di Battipaglia per quanto concerne le sedi “stanziali”.
Non c’è da stupirsi, quindi, se il senso di appartenenza e di affetto dimostrato da allievi ed ex allievi nei confronti di Henry Morrogh e della sua Scuola sia più che mai vivo, come dimostrato nella serata celebrativa di Vallelunga anche da parte di personaggi che hanno scritto e continuano a scrivere pagine indimenticabili dell’automobilismo italiano, quali Emanuele Pirro, Giancarlo Minardi e Gianfranco de Bellis. Una storia umana e professionale di straordinaria importanza, quella di Henry Morrogh, destinata a rinnovarsi grazie all’entusiastico apporto dell’Ingegnere ed imprenditore napoletano Giovanni Ciccarelli, ben coadiuvato dalla consorte Maria Di Girolamo, che proprio dall’impianto di Battipaglia sta gestendo il “nuovo corso” della HMRDS, forte di nuovi strumenti quali le Tatuus F.4 Abarth ma fedele al metodo di insegnamento, assolutamente “personalizzato” per ciascun allievo, ideato e messo in pratica dal grande Henry Morrogh, protagonista in mezzo secolo di storia dell’automobilismo italiano.